L’olfatto ha un rapporto molto stretto con la dimensione spaziale, tanto che il suo funzionamento pare sia connesso al nostro sistema di orientamento e navigazione. Ne è particolarmente convinta la ricercatrice americana Lucia Jacobs che, al dipartimento di psicologia di Berkeley, studia come l’olfatto incida sulla nostra capacità di costruire mappe cognitive dell’ambiente.
Artisti e osmonauti hanno contribuito negli ultimi decenni a rendere ancora più evidente questo legame, rilevando gli odori di quartieri e città per mappe olfattive.
Tra le esperienze più importanti, va senz’altro ricordata quella dell’artista Kate McLean che ha accompagnato migliaia di persone in “passeggiate olfattive” urbane per rilevare gli odori che caratterizzano vie e quartieri in tutto il mondo. Le sue mappe hanno il pregio di restituire un’immagine visibile a componenti invisibili del nostro ambiente.
Pionieristica è stata probabilmente l’artista Sissel Tolaas che già nel 2003 registrava le tracce odorose rilevabili negli arrondissements parigini, interessandosi successivamente alla raccolta e alla rappresentazione spaziale degli odori di Mexico City e Berlino. Simili indagini sono state proposte anche da Maki Ueda che in numerose occasioni ha coinvolto i cittadini in rilevamenti olfattivi sul campo; e Peter de Cupere (già ospite di Smell Festival nel 2018) che con lo stesso metodo ha perlustrato i meandri di Palermo alla ricerca degli odori più caratteristici della città.
Queste sperimentazioni artistiche hanno senz’altro contribuito a risvegliare l’interesse per l’argomento e a stimolare possibili applicazioni delle mappe olfattive. Tra le proposte più rilevanti sul questo tema, vi è senz’altro quella che Rossano Schifanella, docente di computer science all’università di Torino, ha presentato a Smell Festival 2019. La sua idea consiste nell’utilizzare la mappatura degli odori urbani per mettere a punto applicazioni di navigazione di ultima generazione.
Se oggi strumenti come Google Maps si sono specializzati nell’individuare il percorso più breve tra un punto e l’altro della Terra, allo scopo di farci risparmiare tempo, in un immediato futuro potremmo selezionare anche tragitti alternativi, magari più lunghi, ma più gradevoli e appaganti sotto il profilo estetico. Quelli insomma che ci rendono felici!
Insieme a Daniele Quercia e a Luca Maria Aiello, Rossano Schifanella ha dato vita a “Good City Life”, un gruppo di ricerca che si occupa di problematiche fondamentali legate all’urbanistica e a soluzioni mirate non tanto creare città più intelligenti, ma a rendere felici gli abitanti. Il progetto include una ricerca specifica sulle atmosfere olfattive urbane.
“Una delle criticità maggiori nel mappare gli odori urbani” spiega Schifanella “è ottenere un numero sufficiente di dati in modo da rendere più attendibile lo studio e celebrare la complessità olfattiva delle nostre città”.
L’informatica si sostituisce quindi con successo alle interviste e ai rilevamenti sul campo, permettendo ai ricercatori di processare una grande mole di dati sensoriali sulle nostre città reperibili setacciando la Rete. Precisamente, elaborando le informazioni presenti nelle migliaia di foto geolocalizzate che ogni giorno immettiamo su social media come Flickr, Facebook e Instagram.
Come è possibile ottenere informazioni sulle qualità olfattive dei luoghi attraverso le immagini digitali?
Questo fondamentale passaggio ve lo facciamo raccontare più in dettaglio dallo stesso Schifanella nella video-intervista raccolta durante Smell Festival 2019.
Le mappe olfattive di Barcellona e Londra messe a punto con questo originale metodo sono disponibili su https://goodcitylife.org/.