Erborista, profumiere, fitopreparatore, Luigi Cristiano è anche autore di alcuni libri di profumeria e cosmesi naturale. Poche persone in Italia hanno una simile capacità di trasmettere la passione per les belles matières, le materie prime naturali che abbelliscono le fragranze. La sua è una conoscenza viva e vivificante, un’attitudine contagiosa al contatto fisico, mentale, emotivo e persino magico con la natura e le sostanze odorose. Da anni contribuisce al programma di Smell Festival e soprattutto di Smell Atelier (che ha tenuto a battesimo), elaborando sempre nuove iniziative e preparazioni odorose, sperimentando, ricercando e mettendo a disposizione le sue conoscenze. In questa intervista Luigi ripercorre per noi gli anni della sua formazione e offre un’idea del suo approccio al profumo che tanto affascina chi cerca una pratica vicina alla bellezza della natura, al fare autenticamente artigianale e alla riscoperta di tecniche e formulazioni antiche. Visto poi che il 22 febbraio condurrà un nuovo workshop dedicato alle polveri odorose e alla ciprie, gli abbiamo chiesto di darci qualche anticipazione e lui ci ha accontentato.
Quando e come è nata la tua passione per i profumi?
È nata nel 1991, alla fine di un corso biennale di specializzazione per fitopreparatori a Milano, quando presentai una tesi sulla composizione e l’uso aromacosmetico e aromaterapico di un’Acqua di Colonia. Avevo presentato una mia formula che fu apprezzata dai miei insegnanti, il prof. Massimo Rossi e il cosmetologo Pietro Porto.
Quali sono stati i tuoi maestri e punti di riferimento in questo percorso?
Nello stesso anno conseguii all’Università di Urbino il diploma di Erborista ed ebbi, tramite il dottor Marco Mariani, direttore ricerca dell’azienda Curt Georgi Imes, l’occasione di conoscere la rivista di profumeria “Quintessenza”, della quale curava la sezione tecnico-scientifica, e di frequentare il laboratorio del compositore di fragranze Filippini. Era anche un pittore e nei pomeriggi trascorsi con lui appresi molto sui metodi e i “segreti” dell’arte profumiera che egli conservava gelosamente. Il lavoro sugli odori è segreto perché misterioso, anche per i profumieri. È associato alla loro sensibilità e alle emozioni. Ricordo che suggeriva la pratica del lungo apprendistato, mettendo in primo piano l’esperienza acquisibile solo con il tempo. Nel mio caso, mi disse che dopo dieci anni di pratica con le materie prime sarei diventato profumiere. Iniziai quindi a frequentare gli essenzieri di Milano. Ricordo con gratitudine i signori Leo, Vanna e Aldo Zecchini della Laury Essenze, che mi fornivano le materie prime, sia naturali che di sintesi. E il signor Otello Darsiè, proprietario della gloriosa ENES di via Menzini a Milano, con il quale approfondii lo studio delle essenze naturali e sintetiche. Il signor Otello era novantenne, si era formato nei primi del Novecento ed era alla fine della sua carriera. Volle farmi dono di preziosi reperti della sua collezione di antiche materie, fra cui Tinture di Muschio Tonkino, Resinoidi di Ambra Grigia, di Zibetto e di Castoreo, e Assolute di Ireos, Fiori d’Arancio e Reseda. In seguito alla conoscenza del prof. Georges Lapassade dell’Università di Parigi VI e di Gianni De Martino, mi sono interessato all’antropologia degli odori e all’etnografia delle materie prime vegetali ed animali in uso in diverse culture, viaggiando in numerosi paese produttori di essenze. [ndr. cfr. il libro Viaggi e Profumi, di Gianni De Martino e Luigi Cristiano (Apogeo, Urra, 2007)]
La terra da cui provieni ha giocato un ruolo nella nascita di questo tuo interesse?
Sento il legame con la mia terra, l’entroterra vesuviano ricco di erbe aromatiche, giardini di agrumi e l’alito salmastro del mare nei dintorni delle scogliere e del porto di Torre Annunziata. Siamo vicini a Pompei, ricca di storia, di antichi commerci di materie prime e delle prime botteghe artigiane di profumi.
Il tuo approccio al profumo è decisamente artistico: dai una grande importanza al procedimento e il risultato è spesso un unicum, nato dallo stato d’animo del momento e da una certa situazione, di certo lontanissimo dal prodotto seriale e industriale. Puoi parlarci di questa tua filosofia?
Sì, esercito il mestiere di Erborista e, in quanto fitopreparatore e compositore di fragranze, non sono salariato in una industria, come la maggior parte dei profumieri. Quello che m’interessa è la formula, il lavoro del profumiere nella sua elaborazione. La formulazione è un lavoro solitario e si fa attraverso saggi. Formula è un termine che designa spesso anche il profumo non venduto, che non è in commercio. Amo raccogliere le erbe aromatiche e trasformarle in estratti per comporre, attraverso varie tappe, accordi unici nel loro genere.
Quali tue creazioni profumati ricordi con più piacere?
In questo momento, ricordo con piacere gli accordi ambrati, cipriati, cuoio, agrumati, floreali stabiliti per il corso di Profumeria 2012-2013 presso l’Atelier Smell Festival a Bologna.
Il tuo prossimo workshop a Smell Atelier riguarda la creazione di ciprie e polveri odorose. In che cosa consiste il fascino di questi prodotti e qual è la loro attualità?
I Francesi usano il termine “poudre” e gli inglesi “powder”, mentre gli Italiani parlano di “cipria” : questo significa che abbiamo chiaro il collegamento con le antiche polveri di Cipro cinquecentesche. Non a caso, fu la cipria italiana ad aprire una nuova strada alla profumeria con l’introduzione della famiglia del chypre, che è un accordo di muschio di quercia, bergamotto e note floreali già presenti nella cipria italiana. La Cipria è sia un cosmetico che un profumo, una fragranza non alcolica e non “prigioniera” di una bottiglia. In Francia, Lubin creerà il primo Chypre nel 1798, seguito da quello di Guerlain e poi da quello famoso di Coty nei primi del Novecento, seguito dalle numerose varianti in voga ancora oggi.
Come si svolgerà il workshop?
Lavoreremo su una formula base di Cipria, composta da amido finissimo di riso, polvere di Ireos e carbonato di magnesio sul quale sarà adsorbito un mix di essenze. L’attenzione verrà rivolta ai tradizionali procedimenti di infusione di fiori ed erbe aromatiche su amidi di frumento. Faremo conoscenza anche dei moderni bianchi per cipria (mica, caolino, biossido di titanio, carbonato di calcio o bianco Meudon), materie che concorrono a rendere la cipria trasparente e perlacea. Daremo colore con sostanze vegetali e terra di Siena bruciata. Aggiungeremo una mia innovazione, costituita dall’impiego di un ingrediente segreto che verrà svelato durante il corso. Anticipo solo che si tratta di una polvere costituita da spore vegetali dalle proprietà eudermiche e rinfrescanti. Suggerisco ai partecipanti di portare, se vogliono, un piccolo mortaio in ceramica per lavorare individualmente alla cipria di loro composizione, variando colore, accordo e grado d’impalpabilità del prodotto secondo la loro perizia e sensibilità.
Che progetti e sogni hai per il futuro, sempre nel campo del profumo?
Dopo i coni d’incenso, i latti verginali, gli oli antichi, i sacchetti profumati (poudre à sachet) e le ciprie, tutti generi della profumeria tradizionale, penso alla preparazione di aceti da toilette e alla composizione di Fards rouges profumati per esaltare la luminosità della pelle.
>> Approfondimenti sul corso “Polveri e Ciprie” del 22 febbraio 2015