
Giovanni Sammarco (Sammarco Perfumes), artigiano profumiere, interviene alla 6a edizione di Smell Festival partecipando al Perfume Showcase con le sue quattro creazioni: Bond T, Vitrum, Alter e l’ultima arrivata Ariel.
Sabato 23 maggio, conduce inoltre un workshop dedicato alla conoscenza di alcune materie prime utilizzate in profumeria. I partecipanti hanno la possibilità di sentire diverse tipologie di incenso, sandalo e gelsomino, approfondendone le peculiarità relative alla differente provenienza geografica e metodo di estrazione (la prenotazione è obbligatoria).
Lieti di incontrarlo nuovamente di persona durante gli eventi del Festival, ci siamo fatti raccontare la sua visione sul mondo del profumo e le peculiarità del suo lavoro.
(DB) Come nasce e si sviluppa la sua passione per la profumeria?
(GS) È successo tutto per caso. Dopo la laurea e durante il dottorato ho iniziato a interessarmi ai profumi e tutto il resto è seguito senza che me lo aspettassi. Ad un certo punto mi sono reso conto che volevo fare questo mestiere e ho iniziato a cercare un modo di renderlo possibile.
(DB) Che cosa consiglierebbe a chi ha intenzione di intraprendere questa carriera professionale e ambisce a diventare un artigiano dell’olfatto?
(GS) Un dottorato di ricerca in diritto civile. Scherzi a parte, una scuola per diventare artigiano dell’olfatto non c’è. È molto importante il contatto continuo con le materie prime, la curiosità e la voglia di sperimentare. Purtroppo per un appassionato non sempre è facile procurarsi buone materie prime. Inoltre il lavoro è spesso diverso da quanto si possa pensare. Nell’immaginario il profumiere passa le sue giornate a sentire essenze, ad annusare fiori e a trarre ispirazione dalle cose più disparate. Invece molta parte del lavoro è anche amministrativa, legale, burocratica, promozionale, di marketing.
(DB) Quanto è importante la scelta dei fornitori all’interno della produzione artigianale dei profumi e quali sono i parametri selettivi che garantiscono l’utilizzo di materie prime di qualità?
(GS) È fondamentale. Ma non solo per la produzione artigianale. La scelta dei fornitori e delle materie prime è alla base di qualsiasi prodotto di qualità. È anche molto importante creare dei rapporti continuativi con i fornitori e con i produttori. Il profumo, alla fine, è una miscela di materie prime e alcool. È difficile che utilizzando materie prime scadenti si possa ottenere un buon risultato (anche se questo non vuol dire che utilizzando materie prime eccellenti il risultato è garantito). Per quanto riguarda la selezione è fondamentale rivolgersi a fornitori e produttori di sicura affidabilità. Il rischio di adulterazione, specialmente per le materie prime più costose, è reale.
(DB) All’interno del panorama legislativo Europeo e Italiano, quanto è difficile conciliare la creatività olfattiva con le rigide regolamentazioni nell’ambito della produzione e del confezionamento dei prodotti cosmetici?
(GS) È difficile, ma non impossibile. La direttiva sui cosmetici e la normativa IFRA (che pur non essendo direttamente applicabile in UE, lo diventa per mezzo del CPSR, ovvero il Cosmetic Product Safety Report, documento obbligatorio che deve essere firmato da un professionista; per questioni di responsabilità è difficile che il professionista accetti di firmarlo in assenza di conformità IFRA), sono effettivamente limitanti sotto numerosi punti di vista. Certo, sarebbe bello non esistessero normative così invasive, concepite pensando alla grande industria e non certamente ai piccoli produttori, ma purtroppo bisogna tenerne conto.
La sfida è riuscire a conciliare le regole e la libertà. Io penso si possa fare.
(DB) Il tema di Smell Festival 2015 è la dimensione performativa del profumo. Durante la sua esperienza professionale, le è già capitato di partecipare a eventi che approfondissero la connessione tra olfatto e arti sceniche, come la danza e la musica?
(GS) Si mi è capitato, molto di recente sono stato ad una mostra a Basilea che indagava le relazioni fra l’arte e l’esperienza olfattiva. Ho grosse perplessità sul fatto che la profumeria sia arte.
Penso che definirla tale sia spesso una maniera per deviare il discorso dal profumo e portarlo su un piano diverso, ingenerando nell’interlocutore un pre-giudizio. Se quello che ti presento non è più un prodotto profumo, ma un’opera d’arte, il tuo atteggiamento sarà inevitabilmente diverso.
Il bello del tema di Smell è che non definisce il profumo arte, ma ne esamina le sue interrelazioni con diverse forme di arte.