La moda come forma artistica compiuta, in grado di veicolare storie e valori e diventare, come ogni oggetto culturale, cosa viva. Questo il cuore della critica performativa “The preservation of Fashion” di Isabella Falbo, critica e curatrice di arte contemporanea, presentata sabato 23 maggio al Museo internazionale e biblioteca della musica di Bologna nell’ambito di Smell Festival 2015 incentrato quest’anno sul tema “Performing Scents”.
L’intervento di Isabella Falbo prende il via dalla performance “Silent Interview” dell’artista Daniele Davitti, il cui proposito è quello di «sollevare domande sulla conservazione della moda, sugli aspetti museali del prodotto moda e sulle difficoltà del pubblico di fruire questo linguaggio che tutti conoscono, ma che pochi vedono come oggetto d’arte capace di veicolare messaggi, storie e valori esattamente come le grandi sculture o le leggendarie tele».
L’azione di Davitti è minimale e la struttura semplice e di grande effetto: l’artista è seduto e fermo come le sculture statiche degli scribi dell’antico Egitto o dei grandi shogun giapponesi, rivestito da uno styling dai volumi scultorei realizzato da sei persone provenienti da vari settori del sistema moda, presentandosi allo spettatore come una scultura: solo gli occhi dell’artista rivelano l’umanità di questa presenza.
A partire dalla performance di Davitti, Falbo propone un intervento di critica performativa dove il profumo, risvegliando la memoria viva ed emozionale, ha un ruolo essenziale nel rispondere alla questione della conservazione della moda e dell’umanità intrinseca ad ogni capo di abbigliamento che, uscendo dal guardaroba privato, entra a far parte di una galleria del costume.
Aspergendo di profumo la scultura/Daniele Davitti, Falbo si riallaccia alle pratiche spirituali del passato usando il senso dell’olfatto per rivelare la vitalità dell’opera. Dopo aver ritualmente cosparso di profumo la scultura, Isabella Falbo libererà una parte di corpo di Daniele Davitti scoprendo la presenza umana vivente all’interno della scultura vestimentaria. Questa azione rappresenta il primo aspetto del concetto di “umanizzazione della moda” che l’artista tocca in “Silent interview”. La critica performativa prosegue con un rituale che si estende dalla scultura vivente a una selezione di capi d’abbigliamento che Isabella Falbo cospargerà a uno a uno di profumo per risvegliare la memoria sopita della loro storia. Da capi dismessi essi torneranno a vivere grazie alla complicità del pubblico in sala.
Le fragranze sono state appositamente realizzate per questo progetto da Giuseppe Caruso, creativo “orchestratore di essenze” dello staff del Festival, ispirandosi a memorie emozionali che l’artista e la curatrice hanno suggerito. Ogni fragranza ha lo scopo di evocare un momento di vita associato a un abito: dal ricordo di una danza indiana di fronte al nascere del sole sulle rive del Gange, fino all’impressione indelebile di un’opera di Mozart ascoltata per la prima volta al teatro da un bambino. Il profumo risveglia in un istante frammenti remoti di esistenza grazie alla caratteristica specifica dell’olfatto di elaborare gli stimoli odorosi direttamente con l’area limbica del nostro cervello, dove sono radicate le memorie più profonde e dove si generano le nostre emozioni.
«Immaginando il possibile ruolo che la dimensione olfattiva e l’arte del profumo avrebbero avuto in “The Preservation of Fashion” – dice Francesca Faruolo, direttrice di Smell Festival e consulente per la parte olfattiva del progetto – ho suggerito un collegamento con l’uso di balsami e unguenti nelle pratiche spirituali del passato in particolare nell’Antico Egitto dove i sacerdoti, già dal III millennio a.C., usavano i profumi da loro creati per infondere l’anima vitale alle statue sacre, facendo sì che lo spirito della divinità cominciasse ad abitarle. Le fragranze sono il simbolo stesso dell’anima immortale, la promessa della sopravvivenza oltre la morte in virtù della loro essenza impalpabile, volatile e della loro bellezza quasi ultraterrena. Questa è la chiave attraverso cui la dimensione olfattiva arricchisce il senso dell’originale critica performativa di Isabella Falbo sull’opera di Daniele Davitti dedicata alla conservazione della Moda. L’artista e la critica si interrogano sulla possibilità di sollecitare una memoria più viva esattamente come vivificanti sono i profumi, così come profumata è l’anima del mondo. Una memoria capace di risvegliare un ri-cordo non solo meccanico ma anche emotivo (cor, cordis = cuore) della nostra storia, infondendo in ciò che rimane, nei testimoni del tempo, il dono di numerose altre vite.»
Sabato 23 maggio, ore 18.00
Sala Eventi – Museo internazionale e biblioteca della musica – Strada Maggiore 34, Bologna
THE PRESERVATION OF FASHION
Critica performativa di Isabella Falbo sul lavoro “Silent Interview” di Daniele Davitti.
Fragranze: Giuseppe Caruso. Consulenza olfattiva: Francesca Faruolo.
Modalità di partecipazione:
ingresso con biglietto giornaliero del Museo € 5,00 acquistabile in loco fino a esaurimento posti.